Giuseppe Colangelo, “Children”,
2017, scultura in pietra della Majella, Modena.
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Giuseppe Colangelo (Liestal, Svizzera, 1968)
“Children”, 2017
Scultura in pietra della Majella
Modena.
Il prof. Colangelo è docente presso il Liceo Artistico “Lucio Valerio Pudente” di Vasto.
“Le pietre per parlare” delle grandi migrazioni. Valigie scultoree nell’arredo urbano di Modena
La valigia dello scultore Giuseppe Colangelo
Ha impegnato mesi artisti e artigiani della pietra, in un lavoro assiduo ed esperto, l'opera per la città di Modena realizzata a Fanano, nei laboratori del Simposio Internazionale di Scultura, presso Litos.
Il progetto, ideato e curato da Andrea Capucci, è concepito come installazione scultorea, costituita da “Le pietre per parlare” delle grandi migrazioni, dei viaggi che l'umanità, sin dagli inizi della civiltà, ha dovuto compiere, di esperienze di collettività in cammino che l'opera d'arte sa tradurre in una trama epica di valori, fondati sulla solidarietà, sull’accoglienza, sul rispetto della vita.
“Le pietre per parlare” sono un’installazione scultorea pensata per divenire un intervento fisico concreto e significativo , nello spazio urbano, vissuto e da vivere, sia esso uno slargo, una piazza, un’area verde in cui le persone possono sostare, incontrarsi, riposarsi.
Una struttura di base circolare, con diametro di sei metri, attraversata da due passaggi pedonali ortogonali orientati verso i punti cardinali.
Al suo interno grossi blocchi di pietre di Fanano, Pietra della Majella a forma di bauli, capaci di accogliere le valigie scolpite che si offrono come schienali e braccioli, per permettere al pubblico di sedersi e colloquiare.
Le valigie sono quelle dei “viaggiatori” di ogni parte del mondo, «raccontano - dice Daniele Sargenti, coordinatore tecnico del progetto, per conto di Urban Stone Sculpture Park di Fanano - le nostre storie, quelle di chi ha lasciato e lascia la sua terra per cercare lavoro o scappa da un luogo, da una guerra, da una catastrofe, scegliendo velocemente le cose da portare con sé in valigia».
E «le valigie - evidenzia Capucci - si connotano di immagini, segni, rilievi e diventano metope scolpite, racconti di pietra». Racconti che avverano il senso profondo delle radici morali lievitate nel segno dell'amore, delle differenti civiltà e culture dei popoli, come nei modelli in argilla di Capucci che altri scultori traducono in opere in pietra di terre straniere.
Così affiorano simboli e memorie di terre vicine e lontane: la littorina come mezzo di una volta; le città imperiali in Marocco, la stele sumera per ricordare l'origine della scrittura, la muraglia cinese, il bambino nella valigia, Yemen, Persia... Portate dalla Lucania a Fanano le opere in tufo di Donato Linzalata, Angelo Carbone, Dario Carmentano, Franco Di Pede, con motivi sulle grandi migrazioni dal sud Italia verso il nord e il mondo; da Strasburgo l'opera “Peso del mondo - Uganda” di Laurent Reynès.
A Fanano gli scultori Gionata Orsini, Arturo e Matteo Boldrini, l’abruzzese Giuseppe Colangelo con ‘Children’ 2017 in Pietra della Majella e il tedesco Achim Ripperger con il “il muro di Berlino”.
L'installazione troverà posto in città entro la fine dell'anno.
Il progetto, ideato e curato da Andrea Capucci, è concepito come installazione scultorea, costituita da “Le pietre per parlare” delle grandi migrazioni, dei viaggi che l'umanità, sin dagli inizi della civiltà, ha dovuto compiere, di esperienze di collettività in cammino che l'opera d'arte sa tradurre in una trama epica di valori, fondati sulla solidarietà, sull’accoglienza, sul rispetto della vita.
“Le pietre per parlare” sono un’installazione scultorea pensata per divenire un intervento fisico concreto e significativo , nello spazio urbano, vissuto e da vivere, sia esso uno slargo, una piazza, un’area verde in cui le persone possono sostare, incontrarsi, riposarsi.
Una struttura di base circolare, con diametro di sei metri, attraversata da due passaggi pedonali ortogonali orientati verso i punti cardinali.
Al suo interno grossi blocchi di pietre di Fanano, Pietra della Majella a forma di bauli, capaci di accogliere le valigie scolpite che si offrono come schienali e braccioli, per permettere al pubblico di sedersi e colloquiare.
Le valigie sono quelle dei “viaggiatori” di ogni parte del mondo, «raccontano - dice Daniele Sargenti, coordinatore tecnico del progetto, per conto di Urban Stone Sculpture Park di Fanano - le nostre storie, quelle di chi ha lasciato e lascia la sua terra per cercare lavoro o scappa da un luogo, da una guerra, da una catastrofe, scegliendo velocemente le cose da portare con sé in valigia».
E «le valigie - evidenzia Capucci - si connotano di immagini, segni, rilievi e diventano metope scolpite, racconti di pietra». Racconti che avverano il senso profondo delle radici morali lievitate nel segno dell'amore, delle differenti civiltà e culture dei popoli, come nei modelli in argilla di Capucci che altri scultori traducono in opere in pietra di terre straniere.
Così affiorano simboli e memorie di terre vicine e lontane: la littorina come mezzo di una volta; le città imperiali in Marocco, la stele sumera per ricordare l'origine della scrittura, la muraglia cinese, il bambino nella valigia, Yemen, Persia... Portate dalla Lucania a Fanano le opere in tufo di Donato Linzalata, Angelo Carbone, Dario Carmentano, Franco Di Pede, con motivi sulle grandi migrazioni dal sud Italia verso il nord e il mondo; da Strasburgo l'opera “Peso del mondo - Uganda” di Laurent Reynès.
A Fanano gli scultori Gionata Orsini, Arturo e Matteo Boldrini, l’abruzzese Giuseppe Colangelo con ‘Children’ 2017 in Pietra della Majella e il tedesco Achim Ripperger con il “il muro di Berlino”.
L'installazione troverà posto in città entro la fine dell'anno.
Un progetto di elevata valenza artistica, ad emblema delle grandi migrazioni dei popoli e che si pone sull’asse culturale Modena-Matera verso Matera 2019.
Franca Nocera
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