domenica 24 giugno 2018

Anonimo, “Francesco Laccetti”, sec. XX. Il busto sparito.

Anonimo, “Francesco Laccetti”, 
sec. XX,  busto in bronzo,  Villa comunale, Vasto, irreperibile.


Anonimo, sec. XX
“Francesco Laccetti”
Busto in bronzo
Fino agli anni ‘90 alla Villa comunale di Vasto, ora irreperibile.


Anonimo, “Francesco Laccetti”, 
sec. XX,  busto in bronzo,  Villa comunale, Vasto, irreperibile.


Cento anni fa moriva Francesco Laccetti
Anatomista e chirurgo di chiara fama

Fino agli inizi degli anni ’90, all’interno della Villa comunale, un busto in bronzo su cippo in pietra, ne ricordava la memoria. Sotto il busto, incisa su marmo, si poteva leggere la seguente epigrafe: FRANCESCO LACCETTI / INNALZO’ LA SCIENZA MEDICA / CON LE SUE DOTI ELETTE / DI MENTE E DI CUORE / ESEMPIO IMPERITURO / DI BONTA’ E DI FEDE / NEI VALORI PIU’ ALTI DELLA VITA / VASTO 1844 - NAPOLI 1910. Con il furto del busto, insieme a quello del poeta e storico vastese Luigi Anelli, collocato poco distante, sono scomparsi anche i cippi e le relative epigrafi, quasi a cancellarne definitivamente la memoria. 

Figlio di Luigi, Francesco Laccetti nacque a Vasto il 19 novembre 1844. Dopo i primi studi compiuti sotto la guida paterna, si recò a Napoli dove studiò medicina, laureandosi nel 1870 con brillanti voti.
Lavoratore e chirurgo instancabile, per la sua professionalità venne chiamato a ricoprire ben presto cariche prestigiose: chirurgo primario nell’Ospedale degli Incurabili, medico-chirurgo nella Croce Rossa, Medico di 1’ classe nella Riserva Navale; fu chiamato ad insegnare Anatomia Topografica e, successivamente, alla libera docenza in anatomia descrittiva, in medicina operatoria e in clinica. Nel 1895-96, per incarico ministeriale, dette lezioni di Anatomia Umana nel R. Istituto di Belle Arti.
Fu membro del Consiglio Igienico di Napoli e nel 1903 fu incaricato di insegnare Anatomia Chirurgica e Corso di Operazioni all’Università di Napoli. Era molto seguito dai suoi studenti i quali lo amavano e lo stimavano come scienziato, ma anche come il padre ideale che vedevano in lui.
Nella lunga carriera professionale scrisse alcuni libri, mentre molti suoi scritti vennero pubblicati in riviste scientifiche specializzate.
Morì a Napoli il 25 settembre del 1910 colpito da un attacco di angina pectoris. Ecco il racconto degli ultimi giorni di vita, raccontati da Francesco d’Ovidio in un articolo apparso sul “Giorno”: “…S’è poi saputo che ad un amico aveva confidato il timore d’un male cardiaco e il bisogno di farsi osservare da qualche collega. Ma ai suoi di casa nulla lasciò trasparire. Chi sa se un segreto malore non gli si insinuò nel petto quel giorno malaugurato che la sua carrozza fu investita furiosamente da un’altra e ne andò in pezzi, e lui col diletto figliuolo Carlo, figliuolo e collega assiduo, non ebbero altro scampo che di balzare fuori e di cadere malamente a terra. Ben egli dominò ogni commozione; e fatta curar subito la ferita sua e quella del suo più che figlio in una casa di salute prossima al luogo del disastro, tirò poi dritto fino alla casa di salute sul Vomero, propria di lui e di Giovanni Piccili, e lì tranquillamente diresse la medicatura degli ammalati.
…La sera del 24 settembre, sentì una fitta al lato sinistro, che gli strappò un ahi doloroso; ma lo spiegò alla famiglia come il morso d’un insetto. La mattina successiva, mentre s’alzava e si vestiva, espresse d’un tratto il bisogno che gli si aprisse la finestra, mancandogli il respiro, poi strinse al seno un crocifisso sussurrando: - Troppo presto! Poveri figli miei! – E spirò. …E così l’uomo che aveva tante volte ridato ad altri la vita, non poté esser soccorso in tempo debito. Per colmo d’ironia il riposo domenicale teneva chiuse tutte le farmacie prossime, sicché i vani tentativi di rianimarlo ebbero ad essere ritardati”.
Il 21 maggio dell’anno successivo, presso l’Ospedale degli Incurabili a Napoli si svolse una solenne cerimonia con lo scoprimento del busto del nostro concittadino, opera dello scultore De Luca dell’Istituto di Belle Arti.
A tre anni dalla morte una lapide venne murata sulla sua casa natale, con il seguente testo: IN QUESTA CASA / NASCEVA IL XIX NOVEMBRE MDCCCXLIV / FRANCESCO LACCETTI / INSIGNE ANATOMISTA E CHIRURGO / NON MENO INSIGNE / PER CANDORE E NOBILTA’ DI COSTUME / SERBO’ NEL PIU’ MATURO DOMINIO / DELL’ARTE / LA DELICATA SENSIBILITA’ D’UN NOVIZIO / NAPOLI EBBE A PALESTRA / LA SUA VASTO PORTO’ SEMPRE NEL CUORE / ED ESSA ORGOGLIOSA DI LUI / GLI POSE QUESTO RICORDO / NEL MCMXIII / TRE ANNI DOPO LA SUA MORTE.

Lino Spadaccini


 Busto di Francesco Laccetti alla Villa comunale.
(Foto di Miranda Sconosciuto, in cui viene ritratto il padre Antonio con gli amici - dal blog  NoiVastesi)



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