venerdì 15 giugno 2018

Guglielmo De Sanctis, “Ritratto di Filippo Palizzi”.

Guglielmo De Sanctis, “Ritratto di Filippo Palizzi”, 
olio su tela, Galleria nazionale d’arte moderna, Roma.


Guglielmo De Sanctis, (Roma, 8 marzo 1829 - 8 marzo 1911)
“Ritratto di Filippo Palizzi” 
Olio su tela
Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma.




Guglielmo De Sanctis
DE SANCTIS, Guglielmo. - Nacque a Roma l'8 marzo 1829 da Tommaso e da Paolina Mola. Dedicatosi alla pittura, fu ben presto allievo tra i più fedeli del caposcuola del purismo romano, T. Minardi (1842-50); si perfezionò a Perugia (1847 c.) e la sua formazione si concluse con soggiorni di studio a Firenze presso Cesare Marianecci (1851) e a Venezia (Jozzi, 1901).
Nel clima di operosità artistica promosso a Roma da Pio IX nell'ambito della pittura religiosa, il D. cominciò ad affermarsi con la Visitazione destinata alla Guadalupa (1854), Le conferenze di s. Vincenzo de' Paoli, per la chiesa della Ss. Trinità (1855), presso Montecitorio (oggi al coll. Leoniano), e affreschi per S. Paolo (1860: S. Paolo in atto di predicare in sinagoga e S. Paolo calato dai discepoli dalle mura di Damasco); a tali commissioni si aggiungono una Predica di s. Francesco di Sales per il duomo di Porto Maurizio, vicina ai modi di Bernardo Celentano, dipinti negli ospedali di S. Spirito e Fatebenefratelli, a Roma, e disegni di soggetto biblico per vetrate di chiese francesi. Più noto nel campo della pittura di storia, nel 1865 eseguì ed espose a Firenze Michelangelo e Francesco Ferrucci (Torino, Museo civico); il dipinto, acquistato dal governo, gli valse il conferimento di onorificenze da parte del re Vittorio Emanuele e la commissione dell'Emanuele Filiberto che mostra l'erede ai contadini nella sala del castello di Rivoli per il Quirinale (ivi conservato), premiato all'esposizione della Società degli amatori e cultori delle belle arti di Roma nel 1874. Alle altre poche opere note di soggetto storico, il Galileo mostra alla Signoria di Venezia l'effetto del telescopio (1867 c.) e la più tarda tela Donna Olimpia Pamphili, inviata all'Esposizione internazionale di Berlino nel 1891 (Roma, Gall. naz. d'arte mod.), si affianca una ben più attiva produzione di ritratti per i quali fu particolarmente apprezzato dai contemporanei.
Ad italiani e stranieri illustri sono dedicate numerose tele a carattere ufficiale, tra le quali si ricordano: nove ritratti donati dall'artista all'Accademia di S. Luca, F. Palizzi, L. Celentano, il Capitano della guardia svizzera (nel 1885 donati alla Gall. naz. d'arte mod. di Roma), Umberto e Margherita di Savoia (Roma, Senato), Napoleone Carlo Bonaparte (Roma, Museo napoleonico), Ritratto del commediografo Giacinto Gallina (donato dal D. nel 1897 alla Gall. comunale d'arte moderna di Venezia); frattanto già dal 1848 iniziava con il ritratto di V. Gioberti un Album con disegni di uomini illustri (Roma, Galleria comunale di arte moderna) che si arricchirà fino al 1875 con le effigi di personaggi dell'ambiente artistico, letterario e politico italiano: tra gli altri T. Mamiani, A. Rosmini, N. Tommaseo, P. Selvatico, G. P. Vieusseux, C. Nigra, G. Rossini.
In qualità di inviato del governo italiano fu commissario alle esposizioni di Parma nel 1871, di Milano nel 1872, di Filadelfia nel 1876, di Anversa nel 1885.
Socio di merito dell'Accademia di S. Luca e presidente della Società amatori e cultori delle belle arti, fu anche autore, oltre che della prima biografia del suo maestro, T. Minardi e il suo tempo (Roma 1900), spaccato ricco di notazioni e memorie sull'ambiente artistico romano, e di Gli affreschi di Cesare Maccari nel Senato (ibid. 1889), di un testo Memorie - Studidal vero (ibid. 1901), che raccoglie impressioni artistiche e profili di personaggi che completano la galleria di ritratti raccolti nell'arco della sua vita. Fu uomo di varia cultura, interessato anche alla musica, alla letteratura e alla critica.
Morì a Roma l'8 marzo 1911.
Nel 1905 donò al Comune di Roma la sua collezione, con circa trecento pezzi, composta di disegni e bozzetti autografi e opere di artisti dell'800 (conservata a palazzo Braschi), mentre un altro gruppo di sessantasei opere autografe costituì il lascito all'ospedale degli Innocenti di Firenze (tuttora nella collezione) della sorella Erminia, avvenuto nel 1916 dopo la morte dell'artista.

Fonti e Bibl.: L'Album, 1854, pp. 237 ss.; ibid., 1855, pp. 234-237; Esposizione internazionale di Berlino (catal.), Roma 1891, p. 168, n. 2860; C. Ferrarini, Nello studio del pittore G. D., in La Vita italiana, IV (1895), 21, pp. 48-52; A. R. Willard, History of modern Italian art, London 1898, pp. 385, 410 s.; O. Jozzi, Biografia di G. D., pittore, Roma 1901; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti ital. viventi, Firenze 1906, p. 178; A. Callari, Storia dell'arte ital. contemporanea, Roma 1909, pp. 197, 199, 274, 280; V. Ojetti, Ritratti di artisti ital., Milano 1911, I, p. 104; G. Gatti, Pittori ital. dall'800 a oggi, Roma 1925, pp. 9, 12, 110; V. Mariani, G. D. pittore, in Il Messaggero, 27 genn. 1927; Mostra di Roma nell'Ottocento (catal.), Roma 1932, ad Indicem; L. Bénédite, La pittura dell'800, Milano 1942, p. 561; Mostra delle opere lasciate al Comune di Roma dal pittore G. D. (catal.), Roma 1949; V. Mariani, Visita alla collezione D., in Capitolium, XXIV (1949), pp. 39-42; C. Monteverdi, Storia della pittura ital. dell'800, Roma 1975, I, p. 74; II, pp. 60, 63; III, p. 221; G. Incisa della Rocchetta, La collezione dei ritratti dell'Accademia di S. Luca, Roma 1979, pp.81 s., 855 s., 89 s., 93; Gli Uffizi, Catalogo generale, Firenze 1979, pp. 693, 838; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIX, p. 390; Diz. enc. Bolaffi dei pittori e incisori ital., Torino 1972, X, p. 134.

Da: Enciclopedia Treccani


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