venerdì 6 luglio 2018

Guido Jannucci, un artista innamorato di Vasto: “Piazzetta Damante”, 1988.

Guido Jannucci, “Vasto, Piazzetta Damante”, 
1988, acquerello, collezione privata.


Guido Jannucci (Villetta Barrea, 30 gennaio 1923 - Bergamo, 13 giugno 2012)
“Vasto, Piazzetta Damante”, 1988
Acquerello
Collezione privata.





Guido Jannucci, “Vasto, Piazzetta Damante”, 
1988, acquerello, collezione privata.




Guido Jannucci
Guido Jannucci (Villetta Barrea - AQ, 30 gennaio 1923 - Bergamo, 13 giugno 2012) ha mostrato fin da giovane particolare talento nel disegno.
Accanto agli studi regolari di ragioneria, ha frequentato i corsi liberi di disegno presso la Scuola d'Arte dell'Accademia Carrara di Bergamo.
Ha trascorso tutta la vita lavorativa a Bergamo, in qualità di direttore di banca. 
Durante gli anni '50 ha svolto un'intensa attività di partecipazione a mostre e premi di pittura, tra cui la partecipazione al "Premio Michetti" a Francavilla al Mare nel 1952.
La sua produzione pittorica, per quanto non abbia costituito la sua professione, è stata ininterrotta fino agli ultimi anni, spaziando su tutti i temi principali: ritratti, paesaggi, nature morte, figure femminili e nudi, temi questi ultimi nei quali eccelleva.
Dopo un rallentamento durante gli anni '60 per motivi di salute, di nuovo riprese attivamente l'attività espositiva a Bergamo per tutti gli anni '70.

Guido Jannucci, "Autoritratto", 1989, olio su tela, collezione privata.


La "scoperta" di Vasto è avvenuta nei primissimi anni '70, all'inizio quale località da lui scelta per le vacanze estive di tutta la famiglia.

Il suo legame affettivo con Vasto si è intensificato sempre più, finché, dopo il pensionamento, dalla seconda metà degli anni '80 i suoi soggiorni vastesi si prolungarono fino ad occupare la maggior parte di ogni anno.
Uomo raffinato e di profonda cultura, anche in questa fase dipinse molto, raffigurando in quadri di piccole e grandi dimensioni numerose vedute e scorci di Vasto, dove tenne anche una mostra a Palazzo Mattioli nel novembre 1999.



Articolo da "L'Amico del popolo", novembre 1999.







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