Carlo D'Aloisio da Vasto, “Paesaggio (Marina)”,
olio su legno, cm 50x70, INPS, Direzione Generale, Roma.
|
Carlo D'Aloisio da Vasto (Vasto, 13 aprile 1892 – Roma, 21 novembre 1971)
“Paesaggio (Marina)”
Olio su legno, cm 50x70
INPS, Direzione Generale, Roma.
Paesaggio (Marina)
Carlo d’Aloisio da Vasto
“Il bisogno di un ordine architettonico delle masse e l’osservazione realistica, spesso si congiungono in un significato, che può ben dirsi inconsueto e non restringibile ai canoni del mero naturalismo”. Con queste parole Carlo Carrà si pronunciava in merito ai paesaggi di Carlo D’Aloisio da Vasto che, come nella presente tela, si caratterizzano per la presenza di un concetto rigorosamente costruttivo alla base della composizione. Illuminanti devono esser state per l’artista le parole di Roberto Longhi a proposito della pittura come “sintesi prospettica di forma e colore” o “adesione alla realtà naturale mediata dalle forme di un’intelligenza razionale”, nonché la rarefazione magica del quotidiano introdotta da Massimiliano Bontempelli.
D’Aloisio è unanimemente riconosciuto come grande interprete del genere paesaggistico, al quale si dedica sia nella produzione ad olio che nell’acquerello. Tale genere suscita nell’artista un forte stimolo alla riflessione, nonché un senso di grande lirismo. La padronanza di una tecnica perfetta, infatti, non soffoca mai il contenuto poetico della composizione, così come la sapiente elaborazione non altera l’aspetto e la freschezza dell’improvvisazione.
Il dipinto della collezione Inps è invaso da una luce cristallina e ridente, tipica delle regioni mediterranee, e ricorda la grande pittura a fresco dell’Italia centrale fra Trecento e Quattrocento
Carlo D’Aloisio da Vasto - (Vasto, 1892 - Roma, 1971)
Nato a Vasto, si dedica all’arte fin da giovane sperimentando il campo della pittura da autodidatta, attraverso l’imitazione del vero. Nella sua prima esposizione personale a soli 16 anni in Castellammare Adriatico, riesce ad attirare l’attenzione su di sé, vendendo la maggior parte dei lavori esposti. Pochi anni più tardi durante una festa giornalistica, organizza una seconda mostra ottenendo un altro grande successo.
Incuriosito dall’incisione su legno, si cimenta anche con questa tecnica creando composizioni molto apprezzate e accolte da alcune riviste come il “Romanzo dei piccoli”, “Rivista d’oggi” e “L’Attualità”.
Nel 1912 è chiamato a Napoli per eseguire disegni per illustrazioni e decorazioni; da lì si trasferisce a Roma, dove per sopravvivere trova impiego come disegnatore e dove incontra la scultrice Elisabetta Mayo che diventerà sua moglie.
La sua attività di incisore si protrae anche negli anni Venti e Trenta partecipando alle più famose mostre internazionali d’incisioni, come Firenze e Los Angeles.
Nel 1930 crea la sezione moderna del Museo di Roma e la Galleria Comunale di Arte Moderna, presso l’edificio di via dei Cerchi per conto del Governatorato di Roma. Divenuto nel 1950 direttore e conservatore, ottiene dal Comune il trasferimento del museo e della galleria nel palazzo Braschi, del quale cura personalmente la direzione del restauro insieme alla sistemazione delle opere museali. Oltre ad esercitare pittura e incisione, svolge anche il ruolo di scrittore e critico.
Dalle sue idee sulla pittura nascono infatti, l’Almanacco degli Artisti e il mensile Il Vero Giotto. Pubblicato intorno al 1930, nell’Almanacco sono presenti le voci di tutti gli artisti a lui contemporanei, ed è rappresentato ogni momento e movimento artistico nazionale e internazionale. Oltre ad essere uno specchio fedele dello stato dell’arte in quel tempo, sono riportate le sue teorie sul tonalismo, quale aspetto più significativo della pittura.
Negli stessi anni, viene a contatto con il gruppo della rivista Valori Plastici di Broglio. Con Roberto Melli e Trifoglio sarà uno degli iniziatori a Roma della pittura tonale. Nella II Quadriennale, l’organizzatore Oppo accoglie i tonalismi romani al Palazzo delle Esposizioni, mettendo in evidenza i tre iniziatori accolti con grande successo dalla critica.
Operando in un momento in cui il concetto di pittura è messo in discussione, per l’artista il distacco dal passato avviene con un nuovo senso cromatico: egli usa un tono luminoso e denso nei temi che più attirano la sua attenzione: interni domestici, nature morte, ritratti, scorci di paesaggio. Tema quest’ultimo, che ha in lui un grande interprete, e che ha saputo rappresentare con accenti di grande lirismo. Protagonista di tali raffigurazioni è l’Abruzzo e il rapporto mediterraneo tra la terra con le sue vallate e i suoi monti e il mare che ha saputo rileggere attraverso “una nuova luce cromatica.”
Nessun commento:
Posta un commento