Vittorio Sarodi, "Paesaggio", olio su tela, collezione privata |
Vittorio Sarodi (Vasto, 1935 – Chieti, 1996)
Vittorio Sarodi, anni '70 |
Ci sono personaggi a Vasto che meritano di essere riscoperti.
Uno di questi è certamente il pittore Vittorio Sarodi, Vasto del 1935, trasferitosi a Chieti, scomparso nel 1996. E' stato membro dell'Accademia de "I 500" di Roma ed accademico ordinario dell'Accademia degli Abruzzi, con medaglia al merito conferita dalla Presidenza dell'Accademia stessa. Ha allestito mostre personali in Italia ed all'estero. Ha preso parte a numerose manifestazioni artistiche nazionali ed internazionali conseguendo premi di rilievo. Numerosi critici, su quotidiani e riviste specializzate, si sono interessati alla sua attività. Opere di Sarodi figurano in numerose collezioni italiane ed estere. Negli ultimi anni di attività Vittorio Sarodi si è andato affermando in campo nazionale come uno dei più autentici rappresentanti della corrente di ispirazione figurativa.
Vittorio Sarodi, anni '60 |
Nel 2006 Giuseppe Catania ha pubblicato un bell'articolo su di lui:
“Ricordo di un artista a 10 anni dalla scomparsa”
di Giuseppe Catania
A 10 anni dalla scomparsa (1996), è sempre vivo il ricordo del cav. prof. Vittorio Sarodi (1935-1996), un esponente della cultura artistica di Vasto e dell'Abruzzo.
Membro delle Accademie de "I 500" di Roma e d'Abruzzo con medaglia al merito, si è imposto all'attenzione nel mondo dell'arte in Italia e all'estero. Membro dell'Associazione Teatina Culturale Artistica, è stato premiato alle manifestazioni pittoriche di Manziana, Vasto, Chieti, Popoli, Castel Gandolfo, Pescara, Sorrento, L'Aquila, Antona, Milano, Roma. Le sue opere sono state esposte nella natìa Vasto alla Saletta dell'AAST nell'agosto 1969, nell'aprile 1974. Ha conseguito il "Tetradramma d'Oro" ed il "Leonardo da Vinci (1974), lo "Speciale per la Cultura" (1977), il Machiavelli d'oro (1977), l'Oscar dell'export ( 1979) a Roma. Sarodi è stato protagonista anche al Gran Prix International D'Arte Contemporanea a Milano 1980
Notevole nella sua produzione artistica l'intensa ricerca stilistica che è stata costante sua
caratteristica; immediata l'espressione grafica dove luce e colore rivelano effetti cromatici di significato realistico, dettati da una spiccata autodisciplina pittorica in una sorprendente proporzionalità spaziale.
Piene di fascino le "sanguigne", perché in questa tecnica l'artista da libero sfogo alla sua predisposizione: piena di foga, irruente quasi, nell'affrontare il soggetto e nel trattare il ristretto spazio della tela, ma non meno espressivo nella narrazione di particolari naturalistici densi di effetti scenici.
Nei disegni di Vittorio Sarodi è ricco il ritmo armonico e la proporzione ben marcata nel tratto chiaroscurale per dare maggior effetto alle forme.
Un autentico artista che ha saputo interpretare gli effluvii della natura e gli aspetti della quotidianità sempre ispirati a tradurre costantemente gli empiti della spiritualità dell'uomo.
Giuseppe Catania
Nel 1968, a firma di Carlo Emanuele Bugatti, la Galleria Europa Arte di Ancona ha pubblicato un interessante monografia dal titolo "Vittorio Sarodi" con la presentazione di molte opere del pittore.
Vi proponiamo l' introduzione al volume di Bugatti:
Mi è gradito scrivere di Vittorio Sarodi poiché la sua pittura da modo, seppure per obiezione, di affrontare un ampio discorso sulla pittura di oggi. Dopo il mio libro «Linea Figurativa», datato 1966. non ho più affrontato in modo sistematico l'argomento tendenze contemporanee, se non in articoli puntuali, pubblicati su «Europa Arte» e su «Nuova Critica Europea». Ciò perché il vespaio di polemiche suscitato da «Linea Figurativa» e le, non sempre concernenti, citazioni di esso libro hanno sconcertato la mia buona volontà. Tanto più, che al volgere di vento, predetto - non vaticinato s'intenda - da me e da altri critici, molti uccelli han cambiato di piume intricando la già intricata matassa. Tanto è che cambiando la forma la sostanza non muta.
La parte maggiore della pittura definita d'avanguardia altro non fa che una pittura metafisica o, al limite, surrealista. Quasi nulla di nuovo apportando e qui ripeto non sul piano della forma, ma su quello essenziale dell'apporto d'idee. I limati dell'avanguardia, si sa, son quelli della polemica con la tradizione.
Con venti o trenta anni di avanguardie, come oggi si ha, non vedo con quale tradizione si vada polemizzando. La tradizione è oggi polverizzata, ridicolizzata, inesistente. Non è mica male. E' bene. Solo che stando così le cose e venendo a mancare l'alternativa da combattere ci si trova di fronte ad un solo potere che divora se stesso in intellettuale isolamento dalla realtà.
Prospettiva attuale, accettata pare dai più, si presenta quella della limitazione settoriale in direzione esclusivamente tecnologica. Nessuna obiezione. In linea però di astratta argomentazione.
In linea di più paziente osservazione direi che così facendo si compie un'amputazione non indispensabile all'ammalata immaginaria.
La parola poesia pare oggi non piaccia ai più. Amputiamo la poesia. E la pittura zoppica vistosamente. Finché cammina pazienza. Ma con medici così maldestri, sarà un giorno o sarà un altro, le faranno la pelle.
E, non è un mistero per nessuno, c'è chi da molto attende il decesso.
Tutto questo avverrà con cronometrica puntualità se, per fortuiti mutamenti, non avrà luogo un recupero in direzione di certa pittura definita, in senso lato, figurativa. Di questa corrente, venendo dal generale al particolare, fa parte Vittorio Sarodi, un onesto e coerente pittore che crede nella poesia come mezzo di comunicazione di emozioni e di intuizioni propriamente poetiche derivate o dette attraverso visioni di paesaggi e di nature morte.
Il dato naturale elaborato da Sarodi conserva una sua identità negando possibilità di fughe surreali e metafisiche. E' questo un fattore di novità. Il paesaggio e la natura negando possibilità di fughe surreali e metafisiche. E' questo un fattore di novità. Il paesaggio e la natura morta restano gli originari termini di paragone sui quali si esercita lo spirito dell'artista. Esercizio arduo dove l'ostacolo non è evitato attraverso la rappresentazione onirica e dove la realtà rifluisce intera con il suo peso di quotidiani affanni.
Tutto ciò lascia ancora aperto il discorso sulla maggiore o minore bontà del mezzo linguistico, formale. Ma la risoluta efficienza del contenuto mi pare fuori discussione.
Sul primo punto potrà del resto aversi un affinamento tecnico - per fasi successive e, nel caso di Sarodi, presumibilmente continue - sul secondo punto difficilmente, penso, si potranno avere evoluzioni intimamente motivate.
Inoltre si consideri, come oggi si fa, l'arte sotto il profilo funzionale non vedo perché debba esistere una funzionalità nel senso dell'avanzamento conoscitivo tecnologico e non debba - o almeno non debba più - esistere una funzionalità nel senso dell'avanzamento conoscitivo dell'uomo e dell'umano. Sotto questo profilo risulta piena ed insostituibile l'esperienza pittorica di artisti come Sarodi i quali indagano, nei limiti artisticamente loro propri, sulla condizione umana. Indagano rappresentando la natura e le cose secondo il primitivo impulso che spinse l'uomo all'arte.
Carlo Emanuele Bugatti
Ennio Minerva con Vittorio Sarodi, Michele Marchesani e II d'AdAmo, al Miramare di Vasto. (Coll. Il d'AdAmo) |
Per approfondimenti:
http://www.vastospa.it/html/personaggi/pi_sarodi_vittorio.htm
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