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Trattato di Parigi, 1947: art16, clausole segrete.
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Il segreto delle Brigate Rosse, (il Caso Moro)
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Felix A. Morlion e il Movimento Pro Deo. Un repertorio delle fonti documentarie
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+ libro:
Luigi Montuori, Felix A. Morlion e il servizio segreto vaticano Pro Deo, Solfanelli, 2023.
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Intervista a Maria Fida Moro, figlia di Aldo Moro. Dal libro: I silenzi degli innocenti, di Giovanni Fasanella e Antonella Grippo
Giovanni Fasanella Kew Gardens
https://www.facebook.com/share/p/gCQ2JBpEpdSHP7L5/
07.02.2024
QUANDO MARIA FIDA MI CONFIDO’ COME SI VIVEVA
NELLA FAMIGLIA MORO ALLA VIGILIA DEL SEQUESTRO
Ecco
alcune pillole della sua testimonianza, pubblicata nel libro “I silenzi degli
innocenti”, uscito da Rizzoli nel 2006.
«Sono
Maria Fida, la primogenita di Aldo Moro. (…) L’assassinio di mio padre fu un
colpo di Stato. L’ho sempre pensato e l’ho sempre detto. E ne ho pagato il
prezzo. (…)
Avevo
compiuto trentun anni da qualche mese, quando sequestrarono papà. Luca, mio
figlio, ne aveva solo due. (…)
In
famiglia pensavamo che un evento terribile era nell’ordine delle cose. Era come
se ce lo aspettassimo, soprattutto dopo il rapimento del figlio di Francesco De
Martino, Guido… Erano tre i personaggi politici che, negli anni precedenti,
avevano contribuito a rimettere in gioco il Pci: il socialista Francesco De
Martino, il comunista Enrico Berlinguer e il democristiano Aldo Moro.
Berlinguer non era molto tranquillo (…) nel 1973 avevano tentato di ammazzarlo
in Bulgaria simulando un incidente stradale. A De Martino, nell’aprile 1977,
avevano sequestrato il figlio per impedire al padre di essere eletto presidente
della Repubblica. E papà, anche se non lo lasciava trasparire, era molto
preoccupato.
Noi, in
famiglia, lo eravamo più di lui. (…) un giorno mi decisi a chiedergli se lui
ipotizzasse di poter essere rapito. Ricordo che mi rispose: «Nella vita non si
può mai sapere». Tradotto dal suo linguaggio ermetico, voleva dire di sì. (…)
Ricevevamo
minacce continue. Non solo mio padre, ma tutta la famiglia era esposta a
intimidazioni e pressioni.
Ricordo
il 3 agosto 1974, altra data infausta (…) Papà era ministro degli Esteri e
avrebbe dovuto raggiungerci in treno a Bellamonte, sulle montagne del Trentino,
dove di solito trascorrevamo insieme le vacanze estive. Era già salito sulla
sua carrozza, alla stazione Termini, e il treno stava per partire, quando
all’ultimo momento arrivarono dei funzionari e lo fecero scendere perché doveva
tornare a firmare alcune carte. A causa di quell’imprevisto, perse il treno e
fu costretto a raggiungerci in macchina. Un ritardo provvidenziale, perché quel
treno era l’Italicus. (…)
Altre
volte, un’infinità di altre volte, si era salvato per il rotto della cuffia. Un
giorno esplosero le gomme della sua auto, che andò fuori strada. (…) Qualche
tempo dopo, accadde di nuovo. (…) Qualche tempo dopo, papà soffriva di un
malanno da diverse settimane, e stava peggiorando sempre più. Poi un giorno la
mamma, che è infermiera della Croce Rossa, scoprì che alcune delle medicine con
le quali papà veniva curato erano non solo inefficaci, ma addirittura
pericolose, tanto che forse lo stavano avvelenando. Fece sospendere la cura e
papà si riprese.
Potrei
citarvi davvero tanti altri episodi strani, ma ci vorrebbe forse un libro
intero… (…)
La
normalità della nostra famiglia era vivere in attesa di precipitare in un
burrone. Vivevano così i miei genitori, innanzitutto. E poi noi figli, io in
particolare, che ero la primogenita. Mi sentivo responsabile e volevamo
proteggerlo. Facevamo di tutto per non farlo uscire di casa. Ricordo che mia
sorella Agnese, piccolissima, nascondeva la sua tessere parlamentare sotto la
cenere fredda del caminetto: aveva capito che, senza quella, papà non sarebbe
potuto partire in treno. E mio fratello Giovanni, anche lui piccolissimo,
spesso si addormentava, davanti alla porta d’ingresso, per impedirgli di
uscire. Proprio Giovanni! Un giorno carpii spezzoni di una conversazione
concitata dei miei genitori, che si parlavano in francese. Quella era la lingua
che usavano, insieme al tedesco, quando volevano essere sicuri che noi non
capissimo. Io invece qualcosa afferrai, e ne rimasi sconvolta. Qualcuno aveva
minacciato papà di portare via Giovanni, il mio fratellino adorato, e di
rimandarlo indietro, tagliato a pezzi, in una valigia. Quell’episodio ha
sconvolto la mia infanzia, la mia giovinezza e la mia età adulta. (…)»
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Trattato di Parigi del 10/02/1947
https://osservatorioglobalizzazione.it/progetto-italia/il-trattato-di-parigi-del-1947-e-le-limitazioni-della-sovranita-italiana/
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Puntata di Report del 12 maggio 2024
reportage dal titolo "I nemici di Moro e Falcone". Si parla delle morti di figure di rilievo come Aldo Moro, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Pio La Torre e Piersanti Mattarella, che sono state percepite come sacrifici sull'altare dell'aspirazione italiana verso una maggiore indipendenza.
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