martedì 28 marzo 2017

Michele Provicoli, l'autodidatta che ha lasciato il segno.

Michele Provicoli, "Piazza Cavour",  
1984, inchiostro su carta, collezione privata.



Michele Provicoli
Michele Provicoli (Vasto, 30 marzo 1913 - Vasto, 24 aprile 2004). 

"Il ricordo di un autodidatta che ha lasciato il segno".

Del pittore Michele Provicoli ricordiamo il carattere riservato e umile che manifestava anche nell’esercizio del suo impegno creativo.
Autodidatta, in gioventù si esprime realizzando paesaggi e dipinti di genere sacro. 
A spingerlo a occuparsi a pieno titolo di pittura furono i medici, giudicandolo inidoneo ad eseguire lavori pesanti. 
La prima apparizione in pubblico avviene attorno alla metà degli anni Settanta, con una mostra personale, che raccoglie il gradimento dei suoi concittadini.


"Mercato di frutta e verdura nella vigilia di Natale in piazza L. V. Pudente, sotto la neve", 1986.





























Vasto e il suo entroterra sono la meta prediletta della sua ispirazione, mentre le stagioni scandiscono i ritmi e i colori delle rappresentazioni. 

L’aspetto della sua pittura ha il valore di un sogno, una forma di realismo sublimato da accensioni di eclissi psicologiche e da intensa spiritualità. Il quadro è l’immagine sensibile di un enigma. Lo svelamento del suo segreto consiste nell’apparizione di ciò che rende il quadro assolutamente singolare. 

La rappresentazione di Vasto arriva dal passato: le case, la gente, la vegetazione, la neve e i fiori affiorano dalla dimensione del ricordo.


Michele Provicoli, "Vasto, Piazza L.V. Pudente sotto la neve", 1995.  


Provicoli vive una condizione umana dalle profonde radici cristiane, vagheggia un passato risalente al periodo tra le due guerre mondiali, quando adolescente viveva i bagliori della gioventù ed era spettatore di un’umanità lacerata dalle differenze tra coloro che hanno e quelli destinati a vivere nelle ristrettezze economiche, nelle privazioni, quelle stesse privazioni che sembrano opprimere le poche figure che animano il panorama delle vie di Vasto sotto una coltre spessa di neve. Il cielo spesso plumbeo è senza speranza, il bianco e nero che opprime i casamenti e i suoi abitanti, assieme alla totale mancanza di indulgenza cromatica, rendono mirabilmente un’angoscia del vivere quasi metafisica. 
Quando la primavera entra a fare parte dell’immaginario del maestro Provicoli, la tavolozza si accende di un interessante cromatismo che restituisce passione e gioia profonda alla vita cittadina.

Raffaele Berardini




Michele Provicoli


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