Raffaele
Mattioli nei disegni di Renato Guttuso, Emilio Giannelli e Luciano Primavera.
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Raffaele Mattioli |
Raffaele
Mattioli (Vasto, 20 marzo 1895 – Roma, 27 luglio 1973).
Insigne banchiere umanista, ha
svolto un ruolo di primo piano nella storia economica, politica e culturale
dell’Italia, ma anche del mondo intero. Personaggio di altissima levatura
intellettuale, amministratore delegato prima (1933-1960), presidente poi
(1960-1972) della Banca commerciale italiana, è stato alla testa – da questa
posizione – di importanti iniziative ed istituzioni (Iri, Eni, Mediobanca).
Hanno goduto della sua
generosa ed affabile humanitas grandi nomi della cultura (Riccardo Bacchelli,
Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Giacomo Manzù, Natalino Sapegno, ecc.),
come pure autorevoli esponenti del mondo politico (Ugo La Malfa, Leo Valiani,
Giovanni Malagodi, Giorgio Amendola, ecc.). A Mattioli si deve la fondazione
dell’Istituto italiano di studi storici,
di cui assumerà personalmente la presidenza dopo la morte di Benedetto
Croce, suo grandissimo amico.
Fu inoltre finanziatore ed
ispiratore della casa editrice Ricciardi, come pure di prestigiose riviste (ad
esempio «La Cultura»). Durante il fascismo egli, tra l’altro, si adoperò
insieme all’economista Piero Sraffa, per salvare i Quaderni del carcere di
Antonio Gramsci. Soleva citare a memoria, oltre al suo amato Shakespeare (di
cui tradusse vari sonetti), anche Seneca, Dante e naturalmente Alessandro
Manzoni.
Di lui si hanno poche immagini,
in quanto il suo carattere schivo lo portava a rifuggire ogni occasione
mondana.
Il disegno di Renato Guttuso
lo coglie in una espressione che rivela la personalità di questo personaggio
che è entrato, a giusto titolo, nella
storia della Nazione.
Nel 1988 gli eredi del grande
banchiere, continuando un’antica tradizione di munificenza verso la propria
terra, hanno donato alla città di Vasto il palazzo di famiglia (palazzo
Mattioli), sito nel centralissimo corso De Parma, con espliciti intendimenti
che se ne facesse uso pubblico per fini esclusivamente culturali.
A sua volta Vasto ha dedicato a «don Raffaele» due convegni di studi, i cui
atti sono raccolti nel volume “La figura e l’opera di Raffaele Mattioli”,
Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli, 1999.
A Lui, inoltre, l’Amministrazione Comunale ha voluto intitolare la nuova
Biblioteca sistemata nella sua casa natale in corso De Parma.
Raffaele Mattioli è forse la personalità di maggior spicco, insieme a
Spataro, di cui Vasto possa vantare i natali nella sua storia recente.
Renato Guttuso, "Raffaele Mattioli", disegno.
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Renato Guttuso |
Renato Guttuso, nasce a Bagheria, in Sicilia, il 26
Dicembre 1911 (ma sua madre lo denuncia all'anagrafe il 2 Gennaio del 1912).
Della sua infanzia Guttuso stesso scrive: "tra gli
acquarelli di mio padre, lo studio di Domenico Quattrociocchi, e la bottega del
pittore di carri Emilio Murdolo prendeva forma la mia strada avevo sei, sette,
dieci anni...". Nel 1928 partecipa alla sua prima mostra collettiva a
Palermo, ma ormai da quando aveva 13 anni firma i suoi quadri dipinti su
tavolette di legno delle quali utilizza le venature del legno come elemento
decorativo.
Dai primi quadri Renato Guttuso, fondamentalmente verista e
naturalista, insegue un'esecuzione prettamente figurativa di temi ancorati al
mondo contadino, rurale, popolare: temi sociali o soggetti dichiaratamente
politici.
Mentre frequenta il liceo a Palermo passa il tempo libero nella bottega del futurista Pippo Rizzo, sfruttando l'opportunità di allargare la sua visione della pittura, avvicinandosi al movimento futurista ed al plasticismo di "Novecento".
Mentre frequenta il liceo a Palermo passa il tempo libero nella bottega del futurista Pippo Rizzo, sfruttando l'opportunità di allargare la sua visione della pittura, avvicinandosi al movimento futurista ed al plasticismo di "Novecento".
Lo stile di Renato Guttuso si stacca dal modello pittorico
paterno per approdare, già alla fine degli anni Venti, ad una forma pittorica
brillante e luminosa, con tonalità aspre e contrastanti.
Nel 1930 si iscrive alla facoltà di legge, che abbandona dopo
il successo ottenuto alla I Quadriennale di Roma.
Nel 1933 scrive, per il quotidiano palermitano
"L'Ora", un entusiastico articolo su Pablo Picasso,
l'artista spagnolo che sarà il principale modello stilistico e morale per tutta
la sua vita.
Seguendo la sua strada il pittore, nel 1937 si trasferisce a
Roma, dove conosce la sua futura moglie Mimise, e stringe legami d'amicizia con
gli artisti della "scuola romana".
Guttuso diventa il portavoce più eloquente di una giovane
generazione di artisti che avevano sviluppato una crescente avversione per la
politica e le mode culturali del regime fascista già negli anni prima della
guerra.
I giovani artisti esprimevano sui giornali e attraversi le
loro opere, le opinioni sulla libertà creativa e sull'imperativo morale del
realismo.
Parallelamente Guttuso illustra i suoi ideali in una serie di
opere di grandi dimensioni, a partire da "Esecuzione in campagna" del
1938-39, dedicata a Federico Garcia Lorca, "Fuga dall'Etna" del 1940
e "Crocifissione" del 1941.
Allontanatosi da Roma per motivi politici nel 1943, Renato Guttuso si rifugia a Quarto (Genova), ritornando nella capitale l'anno dopo per partecipare alla Resistenza.
Allontanatosi da Roma per motivi politici nel 1943, Renato Guttuso si rifugia a Quarto (Genova), ritornando nella capitale l'anno dopo per partecipare alla Resistenza.
Protagonisti della mostra "L'arte contro la
barbarie", organizzata da "L'Unità", espone i disegni sulle
atrocità della guerra, pubblicati nell'album "Gott mit Uns - Dio è con
noi", motto inciso sulle fibbie dei soldati tedeschi, del 1945.
Nei febbrili anni del dopoguerra, partecipa alla discussione
ideologica fra pittori figurativi ed astratti.
In vari articoli su "Vie Nuove",
"L'Unità" e "Rinascita", Renato Guttuso si batte a favore
di un realismo descrittivo che considera popolare e accessibile alle masse e
segue stilisticamente il primo periodo di Pablo Picasso, quello cosiddetto "Blu".
Pur non potendo negare le affinità con il realismo socialista
sovietico, Guttuso sostiene che la propria ideologia artistica scaturisce da
convinzioni profondamente sentite e non imposta da alcun sistema politico.
Durante gli anni Cinquanta il pittore è l’esponente
principale di una corrente “realista”, politicamente
impegnata a fianco del P.C.I. spesso polemicamente in lotta con le tendenze
"formaliste" di molta arte astratta.
Guttuso, che non tradirà mai la sua personale "campagna
di idee", esegue lavori che propongono realisticamente la situazione
europea.
Nel 1968, si reca a Parigi dove ritrae i giovani nelle prime marce di protesta in quello che diverrà nel tempo il leggendario "maggio francese".
Nel 1968, si reca a Parigi dove ritrae i giovani nelle prime marce di protesta in quello che diverrà nel tempo il leggendario "maggio francese".
Dal 1969 vive stabilmente a Roma, nella famosa via Margutta,
la strada dei pittori, con la sua compagna Marta Marzotto, la splendida
contessa ex mondina e modella.
E' il periodo intimo dell'artista che inizia una serie di
quadri prettamente autobiografici.
Spesso lo spirito polemico affiora prepotente in Guttuso
raggiungendo la punta massima con la grande tela "I funerali di
Togliatti" del 1972, opera manifesto dell'antifascismo.
Guttuso è un pittore che nonostante appartenga ad un'epoca
pieno di mutamenti, sociali e culturali, vivendoli da protagonista, non cambia
il proprio stile figurativo, rimanendo sempre il pittore illuminato dalla sua
terra.
Negli anni della maturità, Guttuso, continua a dipingere
grandi affreschi di eventi contemporanei, spesso con toni marcatamente
allegorici, immagini di ispirazione autobiografica e contadina, politicamente
connotate.
Tra gli artisti italiani più noti all'estero, Guttuso ha
ottenuto numerose mostre prestigiose, fra cui una retrospettiva al Museo Puskin
di Mosca ed all'Ermitage di Leningrado.
Ha insegnato pittura all'Accademia di Belle Arti di Roma ed è
stato Visiting Professor alla Hochschule fur Bildende Kunste di Amburgo.
Nominato senatore della Repubblica nel 1976, muore a Roma il
18 Gennaio 1987 lasciando alla sua città natale molte opere che sono raccolte
nel museo di Villa Cattolica a Bagheria.
Emilio
Giannelli, "Raffaele Mattioli", vignetta.
Emilio Giannelli |
Emilio Giannelli (Siena, 25 febbraio 1936) è un disegnatore italiano.
Impiegato
al Monte dei Paschi di Siena e disegnatore per passione, viene
chiamato da Giorgio Forattini a collaborare all'inserto satirico del
quotidiano la Repubblica.
Collabora con il quotidiano romano fino al 1991,
quando passa al Corriere della
Sera. È oggi il vignettista di punta del giornale di via Solferino. Nelle
sue vignette per il Corriere rappresentano Matteo
Renzi, Donald Trump, Melania Trump, Silvio Berlusconi, Maria Elena Boschi, Giuseppe Sala, Angela Merkel, F. Hollande, Jean-Claude Juncker, David Cameron, Alexis Tsipras, Pier Carlo Padoan, Sergio Mattarella, Beppe Grillo,Stefano Parisi e molti
altri personaggi politici.
Ha collaborato
inoltre con periodici quali Epoca, L'espresso, Panorama.
È un dirigente in
pensione del Monte dei Paschi. È stato Principe delle Feriae Matricularum senesi nel 1960.
Luciano
Primavera, “Raffaele Mattioli”, disegno.
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Luciano Primavera |
Luciano Primavera, pittore/scultore, è nato in Abruzzo, a Guardiagrele
(Chieti), nel cuore di quella che spesso ama definire la “sua” Maiella .
Giovanissimo si è trovato a fronteggiare in prima persona, e spesso in
compagnia del suo solo coraggio, gli orrori di una guerra che non potrà mai
dimenticare e che spesso torna nella memoria soprattutto come monito alla
tristezza.
Il suo estro e la sua passione per tutto ciò che è colore e forma
cominciano a prendere vita attraverso semplici strumenti: un pezzo di carbone e
un muro di casa diventano ben presto il suo pennello e la sua tela.
Dopo le prime esperienze, inizia un percorso di studi lungo ed
appassionato: dall'Istituto d'Arte di Chieti al diploma del Magistero d'Arte di
Porta Romana a Firenze sotto la preziosa guida di grandi maestri, fino alla
specializzazione al “Corso libero del Nudo” presso l'Accademia di Belle Arti
sempre a Firenze dove compie tutta la sua formazione artistica.
Nella città toscana, centro d'arte per eccellenza, viene invitato, ancora
giovanissimo, dalla Galleria d'arte “L'Indiano” del grande Piero Santi e
inserito nel gruppo degli artisti toscani contemporanei tra i quali spiccavano
O. Rosai, M. Maccari e altri.
I primi anni '50 si rivelano un momento importante di ricerca e di crescita
per Luciano Primavera che espone con successo agli “Incontri con la gioventù”
(1953-1955) vincendo il premio per la grafica e la scultura sia nella
manifestazione tenutasi a Chieti che nella manifestazione tenutasi a Roma a
Palazzo Barberini. A Firenze espone al “Chiosco Nuovo”e al “Grande Italia” e si
aggiudica il premio “Primavera”.
Critici d'arte, scrittori e poeti fiorentini lo stimano e gli riconosco un
gran talento. In questo periodo Luciano Primavera ha l'occasione di conoscere e
frequentare molti di essi: Alessandro Parronchi, suo professore, Alfonso Gatto,
Giorgio La Pira, Pietro Annigoni, Antonio Berti, Piero Bargellini, Giovanni
Papini, e tanti altri. Il Maestro Mario Moschi lo assume come assistente a
scuola e nel suo studio di Via degli Artisti 18, vicino Piazza Donatello. Con
la vicinanza di questo grande maestro, Luciano Primavera completa la sua
formazione collaborando alla realizzazione e realizzando “ab initio” numerosi
monumenti.
La seconda metà degli anni '50 segna l'inizio della partecipazione alle
rassegne pittoriche ai concorsi alle collettive e alle personali. La sua
attività creativa è inesauribile e sono molteplici gli ambiti in cui il suo
estro spazia: oltre alle opere di pittura e scultura la sua creazione artistica
si amplia verso le produzioni grafiche realizzate con le più svariate tecniche.
Le esposizioni si susseguono anno dopo anno, le sue opere cominciano a
rintracciarsi da un capo all'altro della penisola: da Palazzo Serbelloni a
Milano (Mostra dell'autoritratto) fino a Messina presso la Galleria
dell'O.S.P.E. di A. Saitta e a Taormina a Palazzo Corvaja.
Nel giugno 1960 è a La Puy en Veley (Francia) con una personale. Con questa
esposizione intraprende inconsapevolmente la strada del mercato estero dove le
sue qualità di artista italiano vengono particolarmente apprezzate. Nel 1963 gli
viene assegnato il 1° premio per la scultura alla III Biennale di Arte/Sport di
Firenze, ma le sue esposizioni cominciano pian piano a spostarsi oltre il
confine nazionale. Negli anni successivi si trova a Parigi (Francia)
all'Exposition de la Peinture Italienne “Salon Babylon”; a Palma de Mallorca
(Spagna) presso la Galleria “Rincon de l'artista”; a Lugano (Svizzera) alla
Galleria “La Madonnetta”; a Toronto (Canada) all'”O.I.S.E” . Negli anni a
seguire si sposta verso Est dove espone a Kofu-Yamanashi (Giappone) alla
Galleria d'Arte “Athoire” e al “Method-Eurographica” di Bucarest (Romania).
Ancora una volta torna a Kofu -Yamanashi dove espone al palazzo della
Provincia, mentre nel 1977 e nel 1979 espone nella “Madison Gallery” di Toronto
(Canada). Queste esposizioni suscitano grande entusiasmo nei collezionisti
locali. Il canale televisivo 47 Multilingual utilizza un dipinto di Luciano
Primavera per una sigla televisiva e la stampa locale accoglie con grande
entusiasmo l'iniziativa e l'arte espressa nel dipinto.
Durante questi anni l'attività di Luciano Primavera non si svolge solo
all'estero. In Italia partecipa al Premio Vasto, con una mostra omaggio, e al
Premio Michetti. Si aggiudica “l'Antonello da Messina” e il “Tibidabo d'oro” ad
Ostia e numerosi altri riconoscimenti.
Realizza in questi anni il monumento a grandezza naturale del pugile Rocky
Marciano, che oggi troneggia nella città natìa del pugile, nonché numerosi
monumenti dedicati ai caduti della Grande Guerra e ai donatori dell'Avis.
Nel 1987 inizia ad esplorare per la prima volta il mercato americano che lo
accoglie con entusiasmo e ammirazione presso la Galleria d'Arte “Michel Ottin”
di Dallas (Texas, USA), al “Cedar Springs” di Dallas e all' “Historical Museum”
di Waxahachie (Texas, USA).
Negli ultimi 20 anni sono tantissime le mostre tra collettive e personali
come quella “Mille e un colore” realizzata presso la prestigiosa sede del
Palazzo Valentino di Roma e come la personale alla Banca Monte Paschi di
Bruxelles, e la personale a Breil Sur Roya in Francia e al World Art Museum di
Pechino (Cina).
Luciano Primavera non è solo il pittore della luce con colori entusiasmanti
e dalle forme echeggianti l'arte classica. Egli è infatti considerato uno dei
pochi artisti che hanno portato avanti il discorso del recupero della forma e
della potenzialità dei colori. I suoi soggetti, ora nature silenti, ora figure,
non sono altro che un pretesto per realizzare un altro tassello della sua
ricerca. La sua poliedrica attività spazia dalla pittura ad olio all'affresco,
dalla scultura alla grafica, dalla satira alla pura illustrazione in decine e
decine di pubblicazioni.
Per quanto concerne la scultura, Luciano Primavera ha realizzato in molti
spazi pubblici e chiese numerose statue dalle dimensioni imponenti. Si
annoverano tra queste le statue raffiguranti i patroni di Chieti e Pescara,
rispettivamente San Giustino e San Cetteo (in fase di ultimazione), San Camillo
de Lellis, presente all'ingresso dell'Ospedale Clinicizzato di Chieti, Padre
Alessandro Valignano e la statua del Sacro Cuore di Gesù presente all'interno
del giardino del Seminario Regionale di Chieti.
Nel maggio 2006 Luciano Primavera è stato insignito dal Santo Padre
Benedetto XVI della onorificenza “Augustea Crucis Insigne”.
Per
approfondimenti:
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